Il Gargano brucia, forse per colpa della malavita, ma i sindaci evitano di parlare di Mafia.

Negli ultimi giorni il Gargano è stato duramente colpito da una serie di incendi devastanti che hanno coinvolto numerosi comuni, mettendo in ginocchio natura, economia e popolazioni locali. La distruzione ha assunto proporzioni allarmanti, con migliaia di ettari di bosco e aree protette andati in fumo e numerosi sfollati, soprattutto nei centri urbani più esposti ai focolai.

Le città del Gargano colpite dagli incendi.

Le principali località interessate dai roghi nelle ultime settimane sono:

  • San Giovanni Rotondo: fortemente colpita da molteplici incendi, arrivati a lambire centri abitati e infrastrutture essenziali. Qui è stato necessario evacuare alberghi e abitazioni nelle zone più esposte, con circa 1,000 ettari di verde distrutti e decine di interventi quotidiani dei Vigili del Fuoco.
  • Manfredonia: gravissima la situazione nell’Oasi Lago Salso, considerata patrimonio della biodiversità locale, devastata da un incendio che ha bruciato circa 800 ettari nella zona costiera del golfo e nei pressi della strada provinciale Manfredonia-Zapponeta, tra i focolai più critici della stagione.
  • Cagnano Varano: colpita sia nel centro urbano sia nelle frazioni come Marina di Chieuti e nella zona verso Lesina Marina, dove si sono mobilitati anche i canadair per domare le fiamme e proteggere i residenti.
  • Monte Sant’Angelo: segnalati vasti incendi nelle campagne e verso le pendici montane, alimentati anche dal forte vento e dalle temperature elevate.
  • San Marco in Lamis: le fiamme hanno rischiato di isolare alcune contrade rurali e hanno richiesto l’intervento di mezzi aerei per impedire che i roghi raggiungessero le aree abitate.
  • Motta Montecorvino, Volturino, Celenza Valfortore: in area Monti Dauni, ai margini del promontorio, sono stati evacuati diversi nuclei familiari e le pinete circostanti sono state in parte compromesse.
  • Oasi Monte Calvo e Montenero: altri roghi segnalati in zone di pregio naturalistico del Gargano, interessando riserve e parchi regionali.

Perché si evita il termine “Mafia”?

Nonostante la natura dolosa degli incendi sia conclamata dalle autorità, molti sindaci e amministratori preferiscono parlare genericamente di “malavita” o “criminalità”, evitando l’esplicita menzione della parola “Mafia”. Questa scelta comunicativa nasce da una combinazione di prudenza istituzionale, strategie mediatiche e necessità di non interferire con indagini in corso. Il rischio, tuttavia, è quello di sottovalutare la matrice organizzata che da anni colpisce il territorio, complice anche una gestione carente della prevenzione e della vigilanza boschiva, che espone la provincia di Foggia e il Parco Nazionale del Gargano a rischi ambientali e sociali sempre più gravi.

Impatti e prospettive.

Oggi la situazione resta critica: solo nella prima metà dell’estate 2025 sono stati registrati quasi un migliaio di incendi nella provincia e nel Parco, con oltre il 25% di casi in più rispetto all’anno precedente. Gli interventi di spegnimento sono stati incessanti, tra mezzi aerei, squadre di volontari e forze dell’ordine arrivati anche da fuori regione, in un vero e proprio assedio ambientale e sociale.

Le polemiche sulla gestione, sulla prevenzione e sulla comunicazione restano forti. Intanto, il patrimonio naturale, la fauna e l’economia locale pagano un prezzo durissimo, con tempi di ripristino degli ecosistemi che potrebbero richiedere decenni.

Le città del Gargano si scoprono vulnerabili, ma la loro voce merita ascolto e risposte più chiare anche in termini di riconoscimento delle reali cause e dei responsabili di questa emergenza ambientale.

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